linea calda è una rubrica di interviste anonime ad atleti e professionisti del mondo della montagna.
è uno spazio, questo, in cui vengono riportate le contraddizioni, le illusioni, i no-sense che un professionista è costretto ad affrontare oggigiorno nell’industria di mamma outdoor. il tutto senza tanti fronzoli.
ai partecipanti, per garantire loro la massima libertà d’espressione, è stato cambiato il nome; a qualcuno di loro anche il sesso. da qui il carattere anonimo del format.
ho deciso di iniziare questa rubrica perché il mondo della montagna ha preso una direzione che mi preoccupa e che credo sbagliata -o sicuramente migliorabile- per noi che la frequentiamo e, ovviamente, per la natura stessa. ci sono tanti miti da sfatare, comportamenti che richiedono una certa consapevolezza, retoriche superate. e tanto altro che non conosco e che spero di imparare intervista dopo intervista.
lamento delle forti e ingiustificate frustrazioni verso qualsiasi pensiero o azione che non reputo, anche se in minimissima parte, indirizzate verso il bene comune, qualcosa di più grande. questo podcast non verbale ha l’unico e ambizioso scopo di far riflettere, e perché no, di migliorarci.
l’ottava intervista è del mio amico gagarin, poco astronauta ma tanto esperto di comunicazione. gagarin lavora da anni (tanti anni, gagarin non è mica un pischello; lo sberleffo mi costerà caro) con aziende pubbliche e private per la realizzazione di eventi culturali inerenti agli sport outdoor.
TRALASCIANDO IL FATTO CHE TI SIA STATO CHIESTO, PERCHÉ HAI DECISO DI PARTECIPARE A QUESTA RUBRICA?
perché sono anni che parlo male dell'industria dell'outdoor e questa è un'altra buona occasione per farlo. A parte il sarcasmo, penso sia un'occasione per riflettere senza riserve, oltre al fatto che Matteo PAvana è un vecchio amico e mi fa piacere fare questa piccola cosa con lui.
QUALI SONO I PRINCIPALI PROBLEMI DELL’INDUSTRIA DELL’OUTDOOR, ORA COME ORA?
Direi prima di tutto una carenza di cultura.
Tranne piccole eccezioni, il mondo outdoor è guidato da persone che pensano al business con una visione a breve termine, allo stesso modo in cui si occuperebbero di una industria di bulloni o di creme per i piedi.
Un caro amico diceva che era frustrante lavorare in un settore in cui buona parte dei manager non aveva mai dormito in un bivacco. ovviamente è un esempio, ma il paradosso che indica è tangibile e fa sì che si lavori pensando prima al prodotto che alle persone, prima agli sponsor che alla community. Questo si riflette anche sul tema della sostenibilità: se ti occupi di outdoor dovrebbe essere una priorità concreta per tutti, ancora più che per gli altri settori, proprio perché quello che "vendi" è esattamente quell'ambiente naturale che non stai preservando abbastanza.
QUALI SONO INVECE LE PROBLEMATICHE PRINCIPALI CHE RISCONTRI, NEL TUO SETTORE, OGGIGIORNO?
Il mio settore è questo.Ogni giorno mi confronto con manager del tutto privi di spessore e di amore per quello che fanno. E' solo una questione di soldi e di andare a dormire tranquilli. Un altro aspetto che vorrei sottolineare è legato alle strategie commerciali: si imballano i negozi di merce riducendo tutto il lavoro alla vendita, dimenticandosi che in questo settore fatturato e cultura dovrebbero andare di pari passo. Io - ma ammetto che magari sono stato sfortunato - ho incontrato pochi manager illuminati, dotati di una visione a lungo termine, capaci di capire che conta di più avere un "cliente" che si innamora della montagna, anche grazie a te, in qualche modo, piuttosto di due clienti che si comprano gli sci nuovi.
QUALE È STATA LA COSA PIÙ STRANA CHE TI SIA STATA CHIESTA? A QUALI COMPROMESSI SEI DOVUTA SCENDERE?
Cose strane no. Mi sarebbe però dispiaciuto di meno, perché a volte la stranezza è interessante. Mi hanno chiesto invece spesso di fare cose stupide, parecchie. E il compromesso è proprio questo: le fai sapendo che è l'unico modo per lavorare con certe aziende e persone. e sapendo che l'obiettivo a volte non è fare bene, fare cose belle e utili, ma far fare bella figura a qualcuno. Quando poi sei tu a sottoporre alle aziende dei progetti, per me è veramente complicato: le sponsorizzazioni, tranne rari casi, sono sterili progetti legati al brand e non investimenti sulle persone, sulla cultura e sulla community.
DI COSA HA BISOGNO UN PROFESSIONISTA, RELATIVAMENTE AL TUO SETTORE DI RIFERIMENTO, IN QUESTO PERIODO STORICO?
di competenza, di passione, di autenticità, prima di tutto e anche della capacità di sviluppare molte competenze. ma, cinicamente, anche di buoni contatti e di molta voglia di farsi il mazzo, magari per anni, prima di arrivare a costruirsi una professionalità riconosciuta e portare a casa uno stipendio. Io, dopo 20 anni, mi sono costruito una piccola credibilità personale e questa mi permette anche di dire che certe cose sono sbagliate o inutili.
DI COSA HA BISOGNO LA MONTAGNA INVECE?
Di cura. da parte di tutti e in tutti i modi. Io non sono a favore degli integralismi: la montagna deve anche essere accessibile, avere una proposta turistica, attirare persone di ogni genere. Ma questo deve essere parte di una visione più ampia, che parta da una visione "olistica", sociale e culturale e naturale delle terre alte. io non sopporto più chi continua a parlare solo di sci dimenticandosi che le montagne non sono riducibili ai comprensori sciistici e tanto meno alla riproduzione dell'ambiente urbano in alta quota. Ci sono molte storie interessanti in montagna, molti giovani stanno tornando a viverci: penso che manchi una visione politica e imprenditoriale. Più librerie e meno skilift, mi verrebbe da dire. ma anche più contadini, perché sono loro i primi a curare il territorio.
TI PIACEREBBE UN GIORNO RIVELARE AI LETTORI LA TUA IDENTITÀ E FARTI PORTAVOCE DI QUANTO HAI SCRITTO?
CERTO.
SAPRESTI DARE UNA POSSIBILE SOLUZIONE ALLE PROBLEMATICHE CHE HAI EVIDENZIATO?
Io non ho la competenza per affrontare problemi cosi complessi, ma penso che occorra partire proprio da qui: dal fatto che quando si parla di montagna e di outdoor si parla di un sistema che richiede cultura, competenze, cura. Io partirei dalle persone: di cosa ha bisogno chi vive in montagna per vivere bene? Il turismo e lo sport vengono dopo. Dobbiamo partire dalle scuole, dai mezzi di trasporto, dagli ospedali, ma anche da sgravi fiscali per chi crea lavoro. Il turismo è una parte di questo mondo, la montagna non può chiudere quando finisce la stagione dello sci.
COS’HA QUESTO MONDO, QUELLO OUTDOOR, DI DIVERSO DA TUTTO IL RESTO CHE TI CIRCONDA?
che vive a contatto con la natura. e la vende. QUESTA è una contraddizione intrinseca di cui occorre essere consapevoli.
C’È QUALCOS’ALTRO CHE CI TERRESTI PARTICOLARMENTE AD
AGGIUNGERE?
no, direi che è tutto. ciao matt.