slackline trentino è un branco di ragaz, o come direbbero alcune agenzie di marketing, una community. loro connettono i puntini e le punte delle montagne. spesso dormono in amaca, non disdegnano la balotta del venerdì sera, ma soprattutto hanno scelto di ridere, sempre. queste immagini raccontano la loro ultima camminata che collega cima capi al monte riva per una lunghezza di mezzo chilometro e un expo di 800 metri. così è nata “mezzo quilombetro”.
“il mare non è altro che un grande lago di cui non scorgi la riva opposta”.
il lago di garda è il mio mare. è quello che vedo sin da quando sono bambino. ci sono le barche, il porto, i gabbiani, le onde e il vento. alle volte, quando la luce colpisce perpendicolarmente l’acqua, si possono persino vedere i pesci che cavalcano le onde.
il lago di garda è immenso, indipendentemente da dove lo si guarda. la sua fine non la si vede nemmeno da lassù, dalle montagne che cadono spavalde in quel blu. è come se quelle cime deridessero quello spazio infinito.
deridono e ridono anche loro, in continuazione. non sono le montagne, sono i regaz.
le persone normali la chiamano euforia, eccitazione, esaltazione. loro lo chiamano “gaso”.
certe cose, non le si facessero per esaltarsi, per viversi il momento, sicuramente sarebbero una tortura. altre cose, invece, succedono solamente l’estate, e precisamente quando cala il sole.
wait a second…
’highline è qualcosa che non mi appartiene, ma quel giorno di qualche anno fa, non così lontano da quel lago, ho deciso anche io di carrucolarmi per la prima volta al centro di un midline (una highline di media lunghezza a media altezza). era abbastanza lunga per rendermi conto che stavo pisciando fuori dal vaso e abbastanza alta per fare un dispiacere a mia madre.
- “ohi, è la prima volta che fai highline”.
- “si”.
- “ma hai mai fatto slackline, invece?”.
- “eh, no”.
- “che stileeee il vez”.
è questo che ho ricevuto come risposta: “che stileeee il vez”.
il fatto che alle volte sia questione di stile, ci sta tutta. il fatto di chiamarmi vez, ci sta anche quello. l’età sarà anche un numero, ma avere trent’anni significa solamente una cosa: non averne venti. un’altra cosa certa è che invecchiando si ride sempre meno. ridere per me è un modo con cui convivere con l’idea della morte. è una questione di stile, appunto.
sono arrivato a un punto che non sta né da una parte né dall’altra. guardo chi è più giovane per invecchiare meglio. detto a trent’anni può suonare esagerato, ma sarebbe altrettanto esagerato non pensarci. questo è il primo sport che fotografo ma che non pratico; essenzialmente per motivi di scelta, perché mi piace altro. eppure questo non sport, questo alpinismo anarchico orizzontale, è prendersi gioco dell’alpinismo stesso: salire per percorrere una linea che non si vede. non percorre roccia ne ghiaccio ma cammina l’invisibile. in poche parole è pura immaginazione.
immaginare è un talento osmotico. se è vero che con lo zoppo si impara a zoppicare, con i visionari si impara a immaginare. la visione è un limite che può essere superato dallo stare insieme, è contagioso. poi si sa, anche ridere è contagioso. e ridere, almeno per me, è la semplicità fine a se stessa.
però chi cazzo te lo fa fare di camminare a centinaia di metri da terra, letteralmente “appeso a un filo”?
la risposta è semplice: nessuno, solamente tu.
il bello è che ridi pure.
e sai perché?
la risposta è altrettanto semplice: per nessun motivo, al di fuori del tuo e delle persone che sono come te.
ed è il motivo che basta.
perché i giorni in cui non ridi, muori.
al mare e non.
regaz:
tommy, jonny, spacca, cozzi, nasci, ste, mirko, julian, nazza, erik, bjj vaccari, carlo.
gruppi:
slackline trentino, slackline bologna, slackline verona