linea calda è una rubrica di interviste anonime ad atleti e professionisti del mondo della montagna.
è uno spazio, questo, in cui vengono riportate le contraddizioni, le illusioni, i no-sense che un professionista è costretto ad affrontare oggigiorno nell’industria di mamma outdoor. il tutto senza tanti fronzoli.
ai partecipanti, per garantire loro la massima libertà d’espressione, è stato cambiato il nome e il sesso; da qui il carattere anonimo del format.
ho deciso di iniziare questa rubrica perché il mondo della montagna ha preso una direzione che mi preoccupa e che credo sbagliata -o sicuramente migliorabile- per noi che la frequentiamo e, ovviamente, per la natura stessa.
lamento delle forti e ingiustificate frustrazioni verso qualsiasi pensiero o azione che non reputo, anche se in minimissima parte, indirizzate verso il bene comune, qualcosa di più grande. questo podcast non verbale ha l’unico e ambizioso scopo di far riflettere.
nel terzo episodio ho il piacere di presentarvi lara.
lara è alpinista e guida alpina.
TRALASCIANDO IL FATTO CHE TI SIA STATO CHIESTO, PERCHÉ HAI DECISO DI PARTECIPARE A QUESTA RUBRICA?
Perché credo fermamente che le iniziative che hai sono brillanti. sei una persona che stimo perciò mi sono resa volentieri disponibile a quest’intervista.
QUALI SONO I PRINCIPALI PROBLEMI DELL’INDUSTRIA DELL’OUTDOOR, ORA COME ORA?
Ed ecco la domanda dolente!
hai toccato un tema a cui tengo molto.
l’industria outdoor negli ultimi anni è letteralmente esplosa e ha messo sul mercato veramente tanti prodotti con cui soddisfare la domanda dei suoi vecchi e nuovi praticanti nelle rispettive discipline. ora c’è veramente TANTA (forse troppa?) scelta e, di conseguenza, tanta concorrenza. Si cerca di vendere il prodotto, di renderlo visibile. qui entrano in gioco le svariate strategie di marketing (sponsorizzazioni, “influencering”, spot pubblicitari - tanto per nominarne alcune) che a parer mio creano tanto spreco. e se creiamo una domanda è necessario creare una risposta. ma in un sistema tanto complesso, a crescita e spreco esponenziale, il cane che si morde la coda è un maremmano bello grosso. non è più sostenibile. Le aziende dovrebbero promuovere e applicare valori che servano a salvaguardare il nostro mondo (es. invece di avere 20 modelli di scarpette produrne solo 10 sarebbe sufficiente, no?). abbiamo già tutte le risposte. serve agire.
QUALI SONO INVECE LE PROBLEMATICHE PRINCIPALI CHE RISCONTRI, NEL TUO SETTORE, OGGIGIORNO?
c’è veramente troppo: troppi brand, troppi modelli , troppi materiali, troppa varietà… questo mette in crisi sia chi compra sia chi vende (ormai non si sa più nemmeno cosa tenere in negozio!). penso ci sia veramente tanto spreco!
In riferimento invece alla mia attività di atleta e guida alpina, posso dire che vedo sempre più persone che vogliono andare in montagna per farsi vedere dagli altri piuttosto che per passione o amore della montagna stessa. e Questo mi rattrista perché (per chi come me vuole accompagnare le persone per trasmettere la propria passione) non è possibile farlo con chi non è interessato a nient’altro che un selfie in vetta per farsi figo su Instagram. Potremmo dire che è morto il romanticismo che spingeva le persone a scoprire la montagna? sicuro è che quel romanticismo è sempre più raro.
QUALE È STATA LA COSA PIÙ STRANA CHE TI SIA STATA CHIESTA? A QUALI COMPROMESSI SEI DOVUTA SCENDERE?
si tratta di una richiesta veramente assurda di cui non però non posso rivelare i dettagli. mi è stato chiesto di scalare una montagna per l’onore e per la gloria che avrei ricevuto al mio rientro (Un’assurdità!!). Non sono mai andata in montagna per riceverne riconoscimento e non lo farò mai. Un conto è avere supporto esterno (dalle aziende per esempio) per realizzare delle spedizioni e dover dare qualcosa in cambio, ma ben altra cosa è interfacciarsi con qualcuno che ti chiede sfacciatamente: “vuoi diventare famoso? Allora devi salire quella montagna lì”. Non importa più lo stile, i valori, l’etica, le persone con cui condividi l’esperienza, i tempi stessi dell’esperienza, NO. ad oggi è più importante la cima e la strategia di comunicazione da legare alla salita in modo tale da creare l’hype, l’intrattenimento, il traffico in rete. ognuno fa poi i suoi conti e i suoi compromessi.
DI COSA HA BISOGNO UN PROFESSIONISTA, RELATIVAMENTE AL TUO SETTORE DI RIFERIMENTO, IN QUESTO PERIODO STORICO?
di sentirsi identificato e valorizzato dal brand di cui è testimone solamente per quello che fa, di sentirsi supportato nei progetti qualora questi fossero validi. ad oggi sembra impossibile dare visibilità agli atleti senza snaturarli. è sempre più facile invece creare collaborazioni con gli influencer, perché sono più disponibili a creare contenuti (che è ben diverso da andare in spedizione per nuove salite o accompagnare clienti in montagna, tra loro anche influencer ahah) e con più seguito in termini di follower rispetto a un atleta medio.
è scontato che Così facendo si rischia di snaturare gli atleti (sia quelli affermanti che gli emergenti - inquinando la natura delle loro performance) e di non riconoscere più cosa ha valore e cosa no. infine, per essere drastici, di cancellare la cultura della montagna.
DI COSA HA BISOGNO LA MONTAGNA INVECE?
di persone che la vivano e allo stesso tempo la temano, al fine di preservarne la natura.
TI PIACEREBBE UN GIORNO RIVELARE AI LETTORI LA TUA IDENTITÀ E FARTI PORTAVOCE DI QUANTO HAI SCRITTO?
Certamente, non ho paura di dire quello che penso! credo che dovremmo tutti identificarci in alcuni valori ed esprimerli, positivi o negativi che siano. sono aperta al confronto.
SAPRESTI DARE UNA POSSIBILE SOLUZIONE ALLE PROBLEMATICHE CHE HAI EVIDENZIATO?
Sinceramente no. So cosa posso fare io, nel mio piccolo, ma non mi sento di dire quello che le persone dovrebbero fare. conosco bene il mio cammino e i mezzi con cui intraprenderlo.
COS’HA QUESTO MONDO, QUELLO OUTDOOR, DI DIVERSO DA TUTTO IL RESTO CHE TI CIRCONDA?
non ci sono regole stabilite, ma è (o era, chi lo sa?) governato dall’etica e dal buon senso.
C’È QUALCOS’ALTRO CHE CI TERRESTI PARTICOLARMENTE AD
AGGIUNGERE?
dovremmo farci domande più spesso, leggere di più, informarci, capire meglio il sistema e capire cosa possiamo fare per migliorarlo, non solo essere critici e distruttivi. serve curiosità, consapevolezza e umanità.